Il primo bacio
- evadalrey
- 14 dic 2015
- Tempo di lettura: 3 min
Come promesso ecco un piccolo frammento:
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- Andiamo a ballare, ragazzi? - dice qualcuno concretizzando il momento tanto temuto. Io declino l’invito con una scusa barbina, ma Davide non sente ragioni e mi trascina in pista. Tra la musica e un paio di bicchieri, forse tre, di ottimo champagne mi gira un po’ la testa, così decido di andarci piano; questi tacchi alti, inoltre, non sono certo il massimo della vita e temo di avere già un paio di vesciche sotto ai piedi. Ludovica si muove in modo magnifico, devo ammetterlo, e quando è accanto a un uomo che le piace, poi, dà il meglio di sé. Davide non mi toglie gli occhi di dosso, facendomi andare il viso in fiamme, e balla così vicino da trasmettermi il calore del suo corpo. E che corpo! Non solo è divinamente bello, ma si muove in maniera tale da farmi contorcere le budella. A un tratto mi afferra e comincia a volteggiare in pista, così sono costretta ad abbandonarmi totalmente ai suoi movimenti. Mi sento persa. Quando si calma e riprende un ritmo più tranquillo io cerco inutilmente di staccarmi da lui, che continua a muoversi con una mano piazzata con decisione all’altezza delle mie reni. Il pollice mi accarezza la schiena, lentamente, mandandomi in tilt. Ho il respiro corto e purtroppo sono convinta che lui se ne sia accorto. Avvicina il viso al mio e mi sfiora la guancia con il suo naso, ripetutamente, poi accosta le labbra al mio orecchio e scende sul collo, dove lascia una scia di minuscoli baci.
- Davide, ti prego, no… non posso, ti prego, smetti.
Non ci pensa nemmeno e io, pian piano, avverto la voglia di lottare che abbandona la mia mente. Non mi sentivo così bene da una vita e in realtà non voglio assolutamente che smetta. Il mondo fuori da noi è scomparso, non riesco a percepire nemmeno più la musica. È come se fossimo soli, nel deserto. Sollevo lo sguardo e lui mi bacia, sfiorandomi appena la bocca. Il cuore mi esplode in mille pezzi e so di essere perduta. So di essere sua. Irrimediabilmente.
Per tutta la serata non mi lascia un attimo, le dita della mia mano sono costantemente intrecciate alle sue. Io mi sforzo di recuperare la ragione, ma è difficilissimo farlo quando non riesco nemmeno a interrompere per un secondo il contatto con la sua pelle. C’è una reazione chimica tra di noi, la sento nel profondo, che ci attrae come calamite. A un certo punto mi alzo e costringo me stessa ad allontanarsi da lui. Ho bisogno di separare il mio corpo da quella fonte di distrazione, almeno per alcuni minuti. Forse, se riesco a prendere una boccata d’aria, il mio cervello riuscirà a disperdere quella nebbia che mi stordisce e non mi lascia ragionare lucidamente. Esco sulla terrazza coperta, tra coppie appartate e lampioncini romantici. Non è certamente l’atmosfera utile al mio scopo, ma faccio finta di non vedere nulla e mi avvicino alla balaustra, respirando a fondo. La vista sul fiume è veramente bellissima, l’aria tersa riflette tutte le luci dipingendo sull’acqua come in un magico quadro impressionista. Ne rimango affascinata. Sto tremando e so che non è il freddo che sconvolge il mio corpo. Mi sento frastornata e non voglio soffermarmi a ragionare su quale sia l’emozione che mi sta scatenando questa potente scarica di adrenalina. Non sono più io: la Maddalena che conosco non si comporterebbe così, ne sono sicura. A un tratto sulle mie spalle si materializzano due grandi mani, il loro calore mi fa battere il cuore all’impazzata. So perfettamente a chi appartengono, ma non voglio girarmi, ho paura di non riuscire a gestire me stessa, stasera non ne sarei più capace. Le mie dita stringono il bordo metallico del parapetto allo spasimo, come se fosse questione di vita o di morte. Sento i suoi palmi scendere a sfiorarmi le braccia e poi soffermarsi sui fianchi, facendo pressione per farmi girare. Se lo guardo sono persa, mi ripeto nella mente vuota, mentre lui solleva con un dito il mio viso per baciarmi.
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